Una mamma ricorda che non è facile
“sentirsi diversi” e far capire agli
altri che ognuno
ha qualcosa di bello e prezioso. Ne è
in grado lei,
nonostante le sue difficoltà, ne è in
grado
il suo bambino, nonostante la grave
malattia
che lo accompagnerà per tutta la vita.
C‘era una volta, in un paese freddo e
lontano, un pinguino di nome Balù.
Balù frequentava la scuola elementare con
impegno, ma non aveva amici a causa della sua timidezza.
Un giorno, finalmente, decise di farsi
coraggio. Andò incontro al pinguino Didò, che gli era molto simpatico, per
chiedergli se voleva giocare con lui. Ma, mentre si stava avvicinando a Didò,
cadde a terra.
Gli altri pinguini si misero a ridere e
nessuno si preoccupò di aiutare Balù ad alzarsi.
Balù si vergognò molto e uscì dalla scuola
piangendo disperatamente.
Mentre tornava a casa riuscì a calmarsi un
pochino e prese una decisione importante: l’indomani non sarebbe andato a
scuola, non poteva sopportare che i suoi compagni continuassero a ridere di
lui.
La mamma lo stava aspettando, le maestre
l’avevano avvisata dell’accaduto.
Balù le raccontò tutto, compresa la sua
decisione.
La mamma lo consolò dicendogli che era stato
solo un brutto episodio e che l’indomani, a scuola ci sarebbero state nuove
cose belle da fare e Balù non avrebbe dovuto rinunciarci.
“Balù non devi reagire in questo modo- disse
la mamma- non scappare davanti le difficoltà, affrontale un po’ per volta.”
“Non ci riesco! E’ troppo faticoso e
difficile”, ribattè Balù.
“Domani non presentandoti a scuola darai
troppa importanza a quello che è successo, e perderai le attività divertenti
che faranno i tuoi compagni.
Se andrai invece, dimostrerai che hai
coraggio e che non ti arrendi davanti alle situazioni difficili e un giorno
vedrai che troverai degli amici veri.”
Balù non era convinto, ma le parole della
mamma continuavano a risuonargli dentro la testa e a farlo pensare.
La mattina seguente Balù fece qualche
capriccio perché non voleva andare a scuola, era ancora turbato e aveva paura,
ma la mamma lo rassicurò e lo accompagnò.
Balù era un bravo scolaro, soprattutto in
matematica.
La sua maestra pensò che chiamandolo alla
lavagna, per risolvere un’operazione, l’avrebbe aiutato a superare la
situazione dimostrando a tutti le sue capacità.
Ma quel mattino Balù era molto nervoso. Le
mani gli sudavano così tanto da non riuscire a tenere in mano il gessetto!
Nuovamente i compagni risero di lui.
“Silenzio!” ordinò la maestra. “cosa succede,
Balù?”
“Tutti ridono di me. Nessuno vuole giocare
con me!” rispose
“Perché?”, chiese la maestra.
“Perché sono timido e sbadato e cado sempre.”
“E tu cosa pensi?”
“Che hanno ragione, signora Maestra”, rispose
Balù.
“Allora se ti prendono in giro, per te, è
giusto?”
“Sì , signora Maestra”.
“E se ti dicessi che sei stupido e non
capisci niente, pensi che avrei ragione?”, chiese la maestra.
“No, non è così, perché a scuola sono bravo e
mi impegno, ma questo non basta!
Mi piacerebbe avere degli amici e giocare con
loro, ma i miei compagni non mi vogliono perchè non riesco a correre come gli
altri e per questo mi prendono in giro.”
“Ricordatevi bambini- disse la maestra
rivolgendosi a tutti gli alunni- tutti abbiamo le nostre capacità e i nostri
difetti.
La cosa fondamentale che scoprirete
crescendo, è che è bello aiutarsi l’un l’altro.
Provate, ogni tanto, a fare i compiti
assieme, ad inventare giochi nuovi, ai quali tutti possano partecipare se lo desiderano.
Capirete che ho ragione…”
“E tu, Balù, ricorda che devi essere te
stesso e affrontare le difficoltà un passo alla volta.” continuò la maestra.
Balù si ricordò che anche la sua mamma gli
aveva dato lo stesso consiglio.
Da quel giorno Balù capì che le piccole e le
grandi difficoltà vanno affrontate perché solo in questo modo si riesce a
credere in se stessi e alle proprie capacità ottenendo così la fiducia e
l’attenzione degli altri.
Tratto da Le storie dell'arcobaleno
a cura di Gioia Greifenberg, Paola Fattor, Lara Zanchi
Casa Famiglia San Pio X
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